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I bulletti dello sport

Locarno, DFA, 24.11.16, 1

Una settantina di persone hanno assistito al dibattito che si è tenuto il 24 novembre 2016 al Dipartimento Formazione e Apprendimento della SUPSI a Locarno. I relatori, ben stimolati dal moderatore Giancarlo Dionisio, hanno attinto a piene mani dal loro bagaglio di conoscenze ed esperienze. Qui di seguito i messaggi che hanno stuzzicato maggiormente la mia attenzione.

 

Il Consigliere di Stato Manuele Bertoli ha tranquillizzato i presenti affermando che la scuola non è un luogo di cui aver paura. Il bullismo omofobico esiste a scuola e nello sport come in tutti gli ambiti giovanili. Lo sport tende a riprodurre un paradosso, un'ambivalenza tra la ricerca di valori positivi, come la partecipazione e l'integrazione, e la realtà in cui la competizione prende il sopravvento e porta all'esclusione e all'intolleranza. Una deriva che fa male allo sport e che deve essere contrastata.

 

La psicoterapeuta Piera Malagola è entrata nel merito del concetto di bullismo, un fenomeno che si tende a enfatizzare e a definire in modo fumoso. Non rientrano in questa categoria i normali bisticci tra giovani, situazioni in cui i ragazzi cercano il confronto con i loro pari. Il bullo è una persona che intenzionalmente vuole infliggere dolore alle vittime. Egli si pone in una situazione di superiorità: sceglie il posto, il luogo, il contesto in cui gli adulti sono assenti. La vittima viene presa di mira su un arco di tempo prolungato e viene lasciato solo da chi lo circonda. È la ripetitività nei tempi che fa del bullismo un fenomeno dalle conseguenze gravi.

 

Gli adulti devono osservare i comportamenti e avere un'attenzione particolare per le frasi e le azioni vessatorie che perdurano nei tempi. Essi non devono lasciar soli le vittime di queste angherie. Nel contempo, non devono stigmatizzare il bullo perché lui è il ragazzo più in difficoltà. Il bullo è un ragazzo violento che non riesce a entrare in relazione con gli altri usando le parole.

 

Piera Malagola ha poi ribadito una lacuna che si ritrova in un buon numero di allenatori: il loro modo di comunicare con i ragazzi. Gli allenatori tendono a parlare per non obiettivi. "Non devi far questo, non fare quest'altro". La nostra mente è in difficoltà se è confrontata con termini negativi. Parlare in modo propositivo crea opportunità e una propensione alla prestazione.

 

25 Novembre 2016