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L'arbitro che verrà

Sono tempi difficili per gli arbitri di casa nostra. La categoria è a rischio e D’Artagnan è pronto a scendere in campo per tutelarne l’immagine e l’incolumità. L’arbitro è una figura che funge da perno, attorno a lui giostrano tutti gli attori dello sport. Egli incide sugli umori come la gioia e la rabbia, la frustrazione e l’autostima. È un personaggio di cui non si può fare a meno e che, a dipendenza delle convenienze e del contesto, si ama o si odia.

D’Artagnan è convinto che lo sport debba rivedere il suo mansionario perché nelle forme attuali il potenziale non è sfruttato appieno. L’arbitro svolge compiti di sentinella, gendarme, giudice. Fa da garante e sanziona. Soprattutto nello sport giovanile sarebbe utile affidargli nuove competenze più positive, nuovi strumenti con cui agire sulla crescita del giovane nello sport.

D’Artagnan si chiede se non sia il caso di introdurre un nuovo cartellino con cui premiare il fair play dei giocatori e il bel gioco. Non è un’idea nuova, ma fatica a farsi largo. Inoltre propone di dare maggior spazio all’arbitro nelle attività degli allievi. Ad esempio, egli potrebbe intervenire durante gli allenamenti con delle lezioni dedicate al fair play oppure animare il terzo tempo delle partite con forme di gioco che stimolino la comprensione e il rispetto delle regole. Sì, egli meriterebbe di affiancare i giocatori sia durante gli allenamenti che le partite. Perché non trasformarlo in un assistente dell’allenatore che lo aiuti a promuovere la tolleranza e il rispetto? Un membro dello staff a tutti gli effetti e non un avversario da denigrare.

 

Foto: Ralph Heksch

4 Giugno 2017

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