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Non colpire nel mucchio

Radio Fiume Ticino

I simboli della virilità come la ruvidezza dei modi, la volgarità del linguaggio, l’atteggiamento di superiorità rispetto al sesso femminile, trovano ancora troppo terreno fertile sui campi sportivi. Qui dobbiamo fare uno sforzo in più e affrontare la questione di petto.

Gli sport di squadra sono un po` più a rischio. Non si può però affermare che l’omofobia sia presente solo in alcuni sport. Questo problema si può manifestare là dove l’allenatore o l’entourage del club o i ragazzi stessi fanno leva sullo spauracchio del maschio gay per stimolare le prestazioni. In quelle situazioni in cui affermazioni come “siamo uomini o farfalle” sono tollerate, si creano quelle condizioni che sfociano poi in atti di bullismo od omofobia nello sport.

I testimonial sono molto importanti in questo ambito. Chi fa coming out nello sport può solo fare un favore a chi invece non ha ancora trovato il coraggio di dichiarare la sua omosessualità.

Agli allenatori consiglio di moderare i toni: nella nostra società il 5% percento ha un orientamento omosessuale. In una squadra di venti giocatori, è plausibile che almeno un giocatore sia gay. Se si colpisce nel mucchio, si rischia di fare del male a questi ragazzi.

Il ruolo dei compagni è molto importante. Per loro è obiettivamente difficile difendere una vittima di bullismo omofobico, perché c’è il rischio di essere a sua volta etichettati come gay. E nello sport ciò è ancora un’onta.

Il sostegno della famiglia è molto importante. Un errore da non commettere è quello di far praticare al proprio figlio o alla propria figlia, ritenuti un po` troppo femminucce, uno sport maschio solo per permettergli di forgiare il carattere e sviluppare un’aggressività che non è loro.

 

Ascolta l’intervista di Alessia Bergamaschi su Radio Fiume Ticino: Link

28 Dicembre 2016