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Per fare spogliatoio

 

«Non doveva succedere ma ha prevalso il nervosismo.» Così si è espresso l’allenatore dell’Ambrì Piotta Hans Kossmann all’indomani della sua sfuriata contro gli arbitri. Allenatore che si scusa, allenatore perdonato? D’Artagnan non giudica, si limita a dire che un buon allenatore si giudica anche dal suo comportamento quando le cose vanno male. L’allenatore e i giocatori vincono e perdono assieme. In caso di insuccesso, il bravo allenatore sa dare dignità alle emozioni negative. Non deve reprimerle, anzi, ma non deve neanche usarle come un grimaldello per salire sulle barricate. Basta che dica ai giocatori: «raccontate cosa è successo.» Eppoi, dopo aver ascoltato, che aggiunga: «può succedere.» Gli atleti sono rassicurati dal fatto che l’allenatore è tranquillo. Un allenatore nervoso non sprona ma crea un cortocircuito controproducente.

Un buon allenatore adotta una leadership responsabile: ha in testa un programma ma si regola in base al gruppo; ha la pazienza di aspettare che i giocatori facciano senza affanno ciò che sanno fare in base al loro potenziale. È una guida che osa imparare ad ammorbidirsi. Questa è una qualità rara, difficile da acquisire, perché dà la sensazione di perdere il controllo. A tutto vantaggio di un miglior autocontrollo da parte dei giocatori e di un miglior ambiente sui campi da gioco e sugli spalti. Chissà magari in futuro Kossmann ci sorprenderà favorevolmente proprio in questo senso. D’Artagnan se lo augura.  


L'articolo è apparso su La Regione il 4 novembre 2016.

4 Novembre 2016

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