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Rivista di Bellinzona

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Ci ha messo l'anima. Quando Nicola Bignasca presenta il suo primo libro, 'L'arbitro arcobaleno, Fontana Edizioni, lo si sente. Accanto al microfono ha sistemato le scarpette con le stringhe multicolore per parlarci di partite, di camerateria, di cartellini gialli e rossi, ma anche e soprattutto di uno sport che le sue pagine non vogliono assolutamente celebrare una volta di più. Al contrario vogliono raccontare criticamente, riportando l'umanissima dimensione del rispetto al centro del campo. Rispetto per le persone, tutte le persone, sotto una maglia.

Scarsa è la letteratura in questo ambito: per questo Nicola Bignasca, responsabile della comunicazione al Centro sportivo nazionale di Tenero, con la sua penna si è infilato nella nicchia, decidendo di occupare uno spazio vuoto. Scrive di sport, ma lo fa attraverso un romanzo, ambientato qui da noi. Si parte con una partita in zona Vallone, a Biasca, sullo sfondo si servono le ultime porzioni di risotto e luganighetta.

Siamo nel 2014. Nell'autore c'è il desiderio di investigare la relazione fra giocatore e allenatore, dentro le regole e i rituali del mondo del pallone; ma anche (e questo ci pare il lievito del suo romanzo) l'insopportabile sensazione di fastidio per il machismo ancora così radicato. Machismo che è volgarità, mancanza di rispetto verso la donna e verso il diverso.

 

L'ultimo tabù

Le sue pagine, fra le righe e non solo, sono anche pagine di denuncia, di voglia di cambiare. Una storia da leggere d'un fiato, fino al chiarimento della dinamica di un infortunio capitato anni prima ad Andrea Barbuti, l'arbitro protagonista del romanzo.

Ma anche una storia da lasciare decantare dentro, soprattutto se si bazzica qualche zona fondo campo, o se si calzano scarpe coi tacchetti. Massimo Busacca, accanto all'autore e allo scrittore Andrea Fazioli (figlio d'arte, suo padre Michele era arbitro di seconda lega) che ha fatto da padrino al debutto di Bignasca, ha confermato la forte necessità di supportare altri valori. Valori per i quali perdere non è un'onta e l'avversario o l'arbitro non sono avversari. Ha fatto anche lui le sue brutte esperienze: un padre che, in una partitella, quando lui era ai primi passi

con fischietto, gli aveva urlato un 'Faccia di m...'. E lui si era chiesto se valesse la pena continuare. 'No, lo sport non è questo, lo sport è divertirsi' ha detto.

Di strada su tanti temi caldi anche nel mondo dello sport se ne sta facendo. Pensiamo alla lotta al razzismo, alla violenza negli stadi, ecc., ma ce n'è uno in più che resta tabù. Un tabù che questo romanzo infrange. L'omosessualità. Perché l'idea rozza che il maschio eterosessuale sia più forte e più tutto è dura a morire. Anzi, non ha nemmeno cominciato. Le vecchie generazioni faticano; quelle giovani – dice Bignasca e con lui lo speriamo - sono forse più preparate. Andrea Barbuti, il personaggio creato da Bignasca, aiuterà a parlare del tema e, chissà, sarà portabandiera di qualcosa di diverso.

 

E poi una vicenda realmente accaduta

Ma attenzione, Bignasca alza il tiro e la penna: dopo 'L'arbitro arcobaleno' arriverà qualcosa di ancora più ficcante. Un libro che si ispirerà a una vicenda realmente accaduta nel nostro cantone. Ancora una storia di sport, ma non solo. Un caso che ha coinvolto altri ambiti della società.

L'autore ha raccolto testimonianze dirette che dimostrano una cosa: che, se negli anni Settanta si fosse ascoltato chi patì sofferenze indicibili, tutto il resto con il suo carrozzone di dolore e di squallore non sarebbe accaduto.

 

Monica Piffaretti, scrittrice e giornalista, http://monicapiffaretti.ch/

(da: Rivista di Bellinzona)

28 Ottobre 2016